Gli elementi dentari costituiscono la parte più resistente dell’organismo umano, le loro caratteristiche anatomiche, patologiche e terapeutiche li rendono peculiari per ogni individuo e sono l’unica struttura scheletrica direttamente osservabile in un soggetto in vita; considerazioni che li rendono un ottimo strumento identificativo. Alcune modificazioni culturali poi possono fornire informazioni circa la provenienza geografica di un soggetto come ad esempio particolari pigmentazioni dentarie, modificazioni non terapeutiche dell’anatomia, incastonatura di pietre o gioielli nello smalto dentario o ricopertura di elementi dentari con corone non terapeutiche.
Alcune abitudini di vita o occupazioni possono inoltre lasciare un’indelebile marchio sugli elementi dentari facilitando l’identificazione del cadavere (suonatori di strumenti a fiato, fumatori di pipa, carpentieri...).

 

 

 

 

 

 

Lo studio identificativo odontologico si basa sul confronto tra dati ante-mortem, relativi ad una persona scomparsa, e dati post-mortem, evinti cioè dal corpo da identificarsi.

DATI ANTE-MORTEM.
Sono le informazioni inerenti la dentatura di una persona scomparsa che si crede possa corrispondere ad un cadavere da identificarsi. Nei paesi più ricchi e industrializzati sono di semplicissimo recupero in quanto la maggior parte della popolazione ha avuto almeno un contatto con un dentista il quale avrà steso una cartella dentaria o scattato fotografie o radiografie. Preziose informazioni dirimenti a scopo identificativo si evincono infatti dai diari clinici, da ortopantomografie, che forniscono una visione d’insieme di tutta la dentatura di un soggetto, da radiografie endorali, molto più risolute delle panoramiche e quindi in grado di mostrare le più minute peculiarità, da radiografie latero-laterali e antero-posteriori del cranio anche non scattate per scopi odontoiatrici, che comunque permettono spesso di individuare patologie o terapie orali, da qualsiasi radiografia nella quale si possa evidenziare una parte del cavo orale, da fotografie cliniche, spesso scattate dai dentisti per documentare il proprio operato e da normali fotografie in cui a volte è possibile apprezzare alcune particolarità della persona ritratta. Le informazioni ante-mortem vengono poi riassunte su apposite schede (ad es. INTERPOL) che hanno lo scopo di standardizzare la raccolta dati, facilitare l’associazione tra soggetto scomparso e salma rinvenuta, di evitare incomprensioni generate da utilizzo di nomenclature dentarie o terminologia odontoiatrica diverse.

 

 

 

 

 

DATI POST-MORTEM.
Sono le informazioni odontoiatriche raccolte sul cadavere da identificare e riassunte nelle apposite schede simili a quelle utilizzate per la raccolta dei dati ante-mortem. Considerata la condizione dei corpi che usualmente vanno identificati (carbonizzati, putrefatti, traumatizzati) le strutture sono spesso molto fragili e l’esame orale deve essere considerato come un’operazione irripetibile; è pertanto opportuno registrare e fotografare passo per passo ogni fase dell’esame odontoiatrico. Un kit basilare per effettuare un esame post-mortem dovrebbe comprendere: specchietto, specillo, bisturi, sega, spazzolini, spugne, luce ultravioletta (per evidenziare restauri estetici), macchina fotografica, necessario per effettuare radiografie endorali e calchi dentari e una buona fonte di illuminazione.
Una prima ispezione dell’intera salma avrà lo scopo di recuperare tutti gli elementi dentari ed eventualmente gli elementi protesici che possono essersi dislocati dal cavo orale. Spesso infatti alcuni importanti elementi utili all’identificazione possono trovarsi nella faringe, laringe, trachea, esofago della salma o più semplicemente nel sacco con cui la salma è stata trasportata. Non sempre l’accesso al cavo orale del cadavere è semplice (soprattutto in caso di soggetti carbonizzati o mummificati). La disarticolazione dell’articolazione temporo-mandibolare e la successiva asportazione della mandibola costituisce una soluzione; sicuramente più pratica e veloce è la resezione di mascellare e mandibola tramite sega tipo Stryker praticando dei tagli paralleli al piano occlusale e passanti per la spina nasale e per il terzo medio della branca verticale della mandibola.
È opportuno prima di procedere alla asportazione della mandibola registrare il tipo di occlusione. Viene quindi esaminata la formula dentaria, cioè la presenza o assenza dei singoli elementi dentari; in caso di mancanza di un dente è opportuno annotare se si tratta di perdita perimortale-postmotale o chiaramente ante-mortem collocando cronologicamente la perdita in base al grado di rimaneggiamento dell’osso alveolare. Si prende poi nota di ogni eventuale anomalia di forma, sede o posizione degli elementi dentari così come della presenza, tipologia e localizzazione di ogni tipo di patologia orale.
Molto spesso sono le particolarità terapeutiche a permettere l’identificazione della salma in quanto descritte nelle cartelle cliniche ante-mortem. Ogni tipo di intervento odontoiatrico va quindi accuratamente descritto per tipologia, localizzazione, tecnica e tecnologia utilizzata. La visita post mortem può quindi essere completata dalla rilevazione dei calchi dentari utilizzando i materiali normalmente utilizzati nella pratica clinica e dall’effettuazione di radiografie endorali.

 

 

 

 

CONFRONTO.
Durante la fase identificativa tutti i dati raccolti nelle schede ante e post mortem sono messi a confronto al fine di evidenziare una compatibilità o incompatibilità tra soggetto scomparso e salma. La conferma di identità avviene la maggior parte delle volte attraverso un confronto di immagini radiografiche eventualmente computer assistito. Durante un confronto radiografico le più minute peculiarità anatomiche, patologiche e terapeutiche, possibilmente riprese con la medesima tecnica radiografica e mantenendo un orientamento il più possibile simile a quello utilizzato per produrre le immagini ante-mortem, sono affiancate, sovrapposte ed eventualmente quantificate al fine di evidenziarne o meno l’identità.

 

 

 

 

SOVRAPPOSIZIONE DENTARIA.
Soprattutto nel caso di soggetti che non hanno avuto accesso alle cure odontoiatriche e di cui non si dispone quindi di dati ante-mortem clinici, la sovrapposizione dentaria costituisce una valida metodica identificativa che si basa sul confronto del profilo della dentatura di un cadavere con quello visibile sulla fotografia di un soggetto scomparso nella quale siano ben visibili gli elementi dentari.

 

 

 

 

RUGHE PALATINE.
Le rughe palatine sono rilievi mucosi presenti sul palato duro. Hanno la caratteristica di essere morfologicamente singolari in ciascun individuo e particolarmente stabili nel tempo. Nella normale pratica clinica odontoiatrica durante la presa dell’impronta dell’arcata dentaria superiore vengono ben registrate anche le rughe palatine. Queste caratteristiche le rendono utilizzabili a fini identificativi ovviamente con le limitazioni imposte dall’utilizzo di tessuti molli (alterazioni dovute a disidratazione, putrefazione, carbonizzazione). Il confronto tra morfologia di rughe palatine viene usualmente effettuato tramite sovrapposizione di scansioni dei modelli ante mortem (fornite dal dentista curante della persona scomparsa) e del modello del palato del cadavere da identificare sviluppato dall’impronta presa durante l’esame post-mortem.

 

 

 

 

MASS DISASTER.
L’apporto
dell’odontologia forense nell’identificazione delle vittime di disastri di massa è spesso determinante. La percentuale delle vittime identificate con metodi odontologici arriva e supera spesso l’80% delle vittime non identificabili visivamente. Sia nelle squadre identificative ante-mortem sia in quelle post-mortem non dovrebbe quindi mancare questa figura professionale. Le metodiche identificative utilizzate in caso di disastro di massa sono le medesime utilizzate in caso di singolo cadavere con una particolare attenzione alla fase organizzativa, alla logistica e alla accurata compilazione delle schede ante e post mortem.