L’odontologia forense è una scienza forense e così come le altre discipline forensi (antropologia, entomologia, tossicologia...ecc) si occupa di ricerca e applicazione di conoscenze specifiche a indagini forensi. La figura dell’odontologo forense è quindi interpellata nel momento in cui l’apparato stomatognatico è in grado di fornire elementi utili alla prosecuzione di indagini o processi.

L’iter formativo di questa figura professionale varia da paese a paese; la formazione di partenza consiste usualmente di una laurea in odontoiatria cui possono seguire, a seconda della nazione, dottorati, master, corsi universitari e privati, affiliazioni ad associazioni. In tale modo alle conoscenze di base istologiche, anatomiche, fisiologiche, patologiche e terapeutiche inerenti denti e tessuti limitrofi, l’odontologo acquisirà competenze e tecniche proprie delle discipline forensi.

L’attività viene spesso svolta a cominciare dal recupero del materiale da studiare; pertanto nel bagaglio culturale dell’odontologo forense non dovrebbero mancare nozioni di sopralluoghistica, archeologia forense, rilievo fotografico e topografico. Le nozioni informatiche permettono poi di avere accesso agli odierni software, soprattutto di elaborazione di immagini, ormai indispensabili in questa professione.

Completata la formazione, l’attività viene svolta a stretto contatto con le università, le procure, i tribunali o le forze di polizia (ancora una volta vi è molta diversità tra nazioni). Le principali attività, oltre alla possibilità di ricerca e formazione, consistono nell’identificazione di cadaveri, nella valutazione dell’età sia di cadaveri sia di soggetti in vita, nello studio di resti scheletrici ai fini della diagnosi di specie, sesso e razza, nell’individuazione di stigmate etno-culturali o occupazionali e nello studio delle impronte di morsicatura.

Poco ha quindi a che vedere con l’odontoiatria legale, con questioni cioè inerenti la colpa professionale o la valutazione del danno biologico