SPECIE.
La conoscenza dell’anatomia dentaria umana, in caso di rinvenimento
di singoli ed integri elementi dentari, consente piuttosto semplicemente
la diagnosi di specie. In casi in cui la morfologia non indirizzi univocamente
per l’attribuzione umana (per esempio premolari suini simili ai
molari umani) o in caso di frammenti dentari la diagnosi di specie si
rende possibile attraverso l’analisi microscopica delle strutture
dentarie. Una sezione trasversa dello smalto evidenzia microscopicamente
la classica conformazione a toppa di serratura dei prismi dello smalto
umano. |
SESSO.
Il dismorfismo sessuale dentario umano è di poco conto per cui
le informazioni circa il sesso di appartenenza sono più di pertinenza
della antropologia o della genetica forense attraverso l’estrazione
di materiale genetico dalla polpa dentaria di solito ben conservata all’interno
degli elementi dentari. |
RAZZA.
Gli elementi dentari possono fornire utili informazioni, anche se non
dirimenti, al fine dell’individuazione dell'etnia di appartenenza.
Alcune caratteristiche sono infatti maggiormente presenti in soggetti
negroidi (come la presenza del diastema interincisivo o uno spiccato prognatismo),
in soggetti mongolidi (la conformazione a pala degli incisivi) o nei caucasoidi
(la cuspide accessoria del carabelli). Queste particolarità dentarie
non sono sufficienti al fine di una sicura determinazione del gruppo di
appartenenza, ma vanno a completare le informazioni evinte dall’intero
scheletro. |
ETÁ.
A partire dalla vita intrauterina fino a circa il ventunesimo anno di
età (completa maturazione del terzo molare) i denti sono un affidabile
indicatore dell’età biologica, strettamente correlata all’età
anagrafica, di un soggetto. L’età di un feto può essere
stabilita su base odontologica attraverso l’analisi del grado di
mineralizzazione delle cuspidi degli elementi dentari visibili in una
semplice radiografia della mandibola. Fino a circa il quattordicesimo
anno di vita la semplice valutazione dello stadio di permuta dentaria
permette una valutazione dell’età con un margine di errore,
direttamente proporzionale all’età del soggetto, crescente
fino a circa 36 mesi.Lo studio della chiusura degli apici dentari permette
poi la valutazione dell’età biologica sino a circa il 21
anno di età. Cessata la maturazione degli elementi dentari i progressivi
e continui cambiamenti della struttura del dente permettono una valutazione
dell’età anche nei soggetti adulti. L’usura della superfici
occlusale viene di solito presa in considerazione per la stima dell’età
di popolazioni antiche. Alcuni fenomenti come la trasparentizzazione radicolare,
il riassorbimento radicolare, la migrazione dell’attacco parodontale,
la continua apposizione di dentina e di cemento sono continui nel tempo
e la loro osservazione (sia su dente integro, sia su sezioni), studio
e catalogazione permette una semplice stima dell’età. Esistono poi metodi più complessi per la valutazione dell’età dagli elementi dentari come la conta delle annulazioni del cemento, la quantificazione delle forme stereoscopiche dell’acido aspartico nella dentina o della quantità di radiocarbonio artificiale nello smalto dentario. |